La
nozione di angoscia fu introdotta a
metà del secolo scorso dal danese Sòren
Kierkegaard ed è stata ripresa dal esistenzialismo moderno.
Nel
concerto dell'angoscia Kierkegaard
chiarì che si tratta di un sentimento diverso dalla paura, timore e dall'ansia
(emozioni che presuppongono sempre un motivo determinato); l'angoscia non si
riferisce a qualcosa di preciso, non dipende da un pericolo reale, ma è una
disperazione senza motivo apparente: è
lo stato emotivo dell'uomo quando riflette sulla sua situazione nel mondo.
Questo
senso doloroso dell'esistenza è una componente non accessoria ma essenziale è
ineliminabile dalla spiritualità umana:” non troverà nell'animale perché esso,
nella sua natura, non è determinato come spirito” e per lo stesso motivo sarà
minore nell'individuo dotato di una debole spiritualità.
L'angoscia
è la conseguenza di una condizione umana strutturata dalla categoria della
possibilità, nozione che Kierkegaard introdusse in opposizione polemica a
quella di necessità che fonda il sistema
Hegeliano. L'uomo concreto, l'individuo, lungi dall'essere una pedina
necessaria di un sistema onnicomprensivo, è perennemente esposto alla
nullificazione dei propri progetti. Ogni individuo ha una propensione a
progettare il futuro, scegliere decidere ma, per quanto si sforzi di essere
costruttivo, insita in ogni progetto umano la possibilità di realizzarsi o non
realizzarsi, oltre e indipendentemente da ogni buona volontà. Nel mondo dei
desideri e degli eventi umani la possibilità più favorevole non ha più speranze
di riuscita di quella più tragica, facevano notare Kierkegaard.
L'angoscia
nasce proprio da questa consapevolezza; essa è” la realtà della libertà, la
possibilità della libertà”. Per questi motivi la luce riguarda sempre il
futuro: il passato infatti può essere fonte di afflizione solo nell'eventualità
di una sua ripetizione; una colpa passata e fonte d'angoscia solo se non è
veramente passata, nel qual caso genera solo il pentimento.
Nella
filosofia contemporanea la nozione Kierkegaardiana di angoscia è stata ripresa
da Heidegger, che su di essa ha
impegnato la sua analisi dell'esistenza(Da-sein).
Per Heidegger l'angoscia e il sentimento che accompagna l'esistenza autentica,
propria dell'individuo che assume la consapevolezza (tanto evidente quanto
inaccettabile per la psiche) di essere per la morte.
Il
concetto di angoscia è centrale nella poetica del pittore norvegese Munch (l'urlo) si riferisce a un momento realmente vissuto dall'artista:”
camminavo lungo la strada con due amici, quando il sole tramontò. Il cielo si
tinse all'improvviso di rosso sangue e lingue di fuoco. I miei amici
continuavano a camminare e io tremavo ancora di terrore. Sentivo che un grande
urlo infinito pervadeva la natura”. Munch rimase ossessionato dall'episodio al punto da
produrre più di 50 varianti pittoriche e grafiche di quest'opera.